Errani, una stagione da otto in pagella

di LORENZA PAOLUCCI – Dopo la difficile estate sul cemento americano in tanti davano Sara Errani in fase calante. A conclusione di questo 2013 si posso tirare le somme e dire invece che Sarita va promossa a pieni voti.

Si dice che nello sport non sia difficile vincere, quanto riconfermarsi. Questo era chiamata a fare Sara Errani dopo l’incredibile exploit del 2012 quando conquistò finale a Parigi e semifinale agli Us open, spingendosi fino al n. 6 del ranking mondiale. Era difficile credere che potesse riuscirci e se non lo avesse fatto era comunque doveroso tessere le lodi ad una giocatrice dai mezzi tecnici e fisici non esaltanti, ma dal carattere e dalla costanza straordinaria. 

A parte la sconfitta all’esordio agli Australian Open Sara è stata protagonista di una prima parte di stagione perfetta, con un rapporto tra match giocati e match vinti inferiore solo a Serena Williams. Ha conquistato semifinale in tre Premier come Indian Wells, Madrid e Roma (qui aiutata dal forfait della Sharapova) nonché al Roland Garros, dove nei quarti si supera Agnieszka Radwanska, unica top ten sconfitta dalla romagnola quest’anno.

In estate però Sara ha smesso di viaggiare sui ritmi ai quali ci ha abituato. Con la brutta prestazione di Wimbledon ha confermato che l’erba non è nelle sue corde, soprattutto perché su una superficie così veloce la sua scarsa capacità di cercare vincenti e la sua tendenza ad allungare gli scambi sono particolarmente controproducenti.  

Ma è sul cemento americano che la 26enne azzurra sembrava essersi smarrita, attirando su di sé critiche fin troppo ingiuriose, perché le sconfitte subite da Sara in quello che molti hanno definito “un periodo di crisi” sono arrivate da avversarie a lei superiori, fatta eccezione della Makarova. A Cincinnati, prima della sconfitta con la russa, Sara perde dall’amica Roberta Vinci già sua giustiziera nella finale di Palermo. La tarantina sul veloce è un osso duro per chiunque ed ha nel proprio repertorio colpi più importanti della compagna di doppio, alla quale in passato aveva ceduto più per una questione di testa che di gap tecnico.

Agli Us Open Sara difende la semifinale dello scorso anno ma questa volta non va oltre il secondo turno , sconfitta sonoramente da una perfetta Flavia Pennetta, “versione rinascita”. Però più che parlare di una Errani deludente, bisognerebbe sottolineare la sfortuna avuta nell’incontrare prematuramente un’avversaria come Flavia, che non essendo testa di serie era una mina vagante dal valore di gran lunga maggiore dell’ottantatreesima posizione che indicava il ranking mondiale e che a Flushing Meadows sembra avere da sempre una marcia in più.

La nostra n.1 ha nella grinta e nel carattere la sua arma migliore ma contro le avversarie/amiche non riesce sempre a tirarla fuori, come lei stessa ha confessato dopo la sconfitta con la Pennetta. E’ vero che Flavia e soprattutto Roberta le aveva già superate ma loro sono avversarie tecnicamente più dotate e quindi certe sconfitte non sono  sintomo di un’involuzione.  

Nella tournée asiatica il livello delle sue giustiziere si alza, Sara perde da Kuznetsova e Kvitova. Al master di Istanbul, dove si qualifica per il secondo anno di fila, (unica italiana a riuscirci nella storia) cede ad Azarenka e Na Li, dimostrando però di aver ritrovato la verve di un tempo perdendo di misura contro avversarie di valore assoluto. Nonostante saluti subito il prestigioso torneo, in Turchia esce comunque a testa alta superando la Jankovic in due set.

La stagione l’ha conclusa al n.7 del mondo (dopo essere stata n.5), conquistando anche la sua terza Fed Cup in carriera ma questa volta da protagonista, regalando il punto decisivo e dimostrando di avere le spalle larghe per rappresentare la pietra miliare sulla quale costruire la nazionale del futuro. Se si voleva trovare una pecca nella crescita professionale di Sara Errani, la si poteva vedere proprio nella scarsa personalità che aveva dimostrato con la maglia azzurra, nelle eliminatorie non aveva mai espresso il meglio di sé, bloccata dalla troppa responsabilità. Le avversarie superate nella finale a Cagliari contro la Russia le erano drasticamente inferiori, ma l’autorità con le quali le ha regolate non era per niente scontata, dato che l’essere favoriti nello sport può pesare come un macigno.

Sara non avrà un gioco spettacolare e ricco di vincenti, ma ha dimostrato ancora una volta di essere una certezza del nostro tennis ed ha superato a pieni voti la stagione della riconferma.

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